lunedì 24 dicembre 2012

Sui nostri passi.

Abbiamo visto un pezzo di cielo e siamo crollati. Abbiamo sentito una canzone e siamo stati travolti dal suo calore. Come se fossimo noi stessi, per la prima volta, vivi. Capitiamo e siamo presenti in un unico universo finalmente con un senso. Abbiamo scavalcato i tornelli delle metropolitane per iniziare a correre, respirare e correre. Le luci entravano nei nostri corpi attraverso le nostre retine. Un abbaglio, un orgasmo di colori. Tutto diventava offuscato, senza distinzione tra la porta e le finestre, i mattoni e le persiane. Il cemento sorregge l'animo che corre e parte per i suoi viaggi solitari tra questi turbinii di emozioni. Le auto continuano imperterrite a scorrere, ma nessuno guarda i loro volti. Siamo tutti qui ad inebriarci di sensazioni. Reattivi come non mai, fuggiamo dalla fissità delle giornate e proviamo a toccare le vite di tutti. Le vie della città sembrano canali per far fluire i pensieri; accolgono qualunque paturnia e la trasformano in desiderio. Con queste gambe percorriamo angoli remoti, vie poco illuminate, ritagli di storia. Una piazza poco battuta è il rifugio nella giornata. Un boccone con la testa in aria vale più di tante parole. E siamo lì, con le spalle al muro, ma che volgiamo il nostro sguardo al cielo, come anime perdute voliamo e sentiamo l'aria tra i capelli che solleva i nostri dubbi. Nulla ha più senso. Le regole, le credenze, le ideologie, le prudenze. Nulla si oppone al libero sguardo di noi, viaggiatori della notte. Viviamo nello stesso contesto, cercando di ribellarci al brodo scaldato. Ma poi siamo qui stanchi, appoggiati ad un muro e sudiamo. Non sappiamo nemmeno cosa intendevamo, ma siamo sicuri di avere sete di libertà. Non sappiamo nemmeno cosa implichi, ma vogliamo essere liberi. E forse non lo saremo mai. Vogliamo solo scappare? Finiremo con l'ombrellone al mare? Non lo speriamo, ma usufruiamo del giorno al modo di tutti e di nuovo ci prende quell'immancabile sonno e siamo di nuovo sereni.

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