mercoledì 30 ottobre 2013

Il mattino ha fette di salame in bocca

Vorrei assaporare l'eterno anche con un solo battito, ma ho paura anche di un gradino soltanto. Scendo con cautela, cospirando contro il vuoto palpabile e possibile. Ho stampato sul volto un sorriso ebete da musica che scorre silenziosa, ma decisa. Cammino per Milano con quella passione che un guerriero ha durante la battaglia decisiva. Ma devo solamente sorvolare il prossimo ciottolo instabile, per poi cadere per colpa di una stringa che lascio respirare troppo a lungo e troppo spesso.
Non penso più alle anime che accarezzo. Determino il mio andamento a seconda dello scorrere del giorno. Ammetto l'inedia delle mattine d'autunno che mi circondano indifferenti, spiazzando la voglia di fare che si appisola sotto le coperte e sopra queste lenzuola. Il mattino ha l'oro nascosto alle mie pupille che vagano alla ricerca di un respiro, ma preferiscono il ritmo del silenzio che scorre in questa stanza con i vetri spessi e i riflessi della nebbia sottile.

mercoledì 23 ottobre 2013

Ignoranza

È facile perdersi per strada. Soprattutto se non hai una strada. Apro questi occhi. Ho le cuffie che lasciano il mondo fuori dal corpo. Vedo una piazza ormai arancione. È il colore di questa Milano che non ti lascia scampo. È un amore senza respiro. Uno di quelli impossibili. Servirebbe un'altra anima, un'altra vita. Invece siamo qua, con queste ossa che tremano senza pietà. Ci sono false immagini che attraggono sempre gli stessi volti. Falsi idoli che creano sempre nuove religioni. Percorro le vie come vene di un corpo stanco. Ho lo sguardo fisso su un abbaglio. Ignoro il cielo sopra la mia testa e guardo il pavimento senza possibilità di scelta. Ormai è ribaltato l'ordine naturale delle cose. Non ci sono cose, non ci sei tu. Respiro senza speranza di inghiottire aria. Vivo senza consapevolezza di camminare. Mi stupisco del mio riflesso. Dei miei pensieri. Vorrei vedervi, in fila. Vi sparerei senza pietà. Uno ad uno. La distanza sarebbe solo un trampolino di lancio e io addosso a sfinirvi senza sosta. Queste strade inghiottono i sospiri e lo scorrere del tempo è un'illusione. Lo scorrere del tempo è una cornice. Le differenze scompaiono e si giace nel buio dei nostri occhi.  

lunedì 14 ottobre 2013

Battito

Che poi dico cose che non vorrei dire. Mi escono parole come proiettili che hanno voce propria e non si fermano davanti a niente. Che poi hai toccato il punto. E io mi nascondo dalle evidenze del mondo. Dagli sguardi troppo reali e dalle luci della città. Ho un rifugio di ossa da troppo tempo. I respiri bloccati dall'inverno. Stai scappando e non ti fermi. Stai fuggendo e non ascolti. Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio. I cinquanta piani stanno finendo. Il palazzo sta proprio crollando e tu sotto stai ancora guardando il cielo come se fosse l'unico sole possibile al mondo. Forse è tutto sbagliato. Forse no. Mentre leggi guardati gli occhi e dimmi che vedi. Toccati il volto. Senti il battito. Fermalo. Riparti. Fermati. Vorrei una boccata di fumo per intasarmi i polmoni di un nulla impalpabile. Buttarsi via. Ferma il battito. Riparti. Guardami. Ci vediamo domani. Come sempre.

domenica 13 ottobre 2013

Orizzonti

Basta voltarsi e ci si ricasca. Così come ci si era girati, così come si mettono i calzini la mattina, così come non si mettono i calzini la mattina. È peggio dell'istinto di sopravvivenza che ti sussurra all'orecchio. Sì, peggio. O forse è proprio lui, becero. Che, magari, è meglio se non lo si insulta che poi, insomma, tutto fa brodo. E basta un volto e ci si aggrappa. Così come il rifugio che nella giungla non c'è. Ma, come sempre, le storie hanno luce propria nella testa. Il riflesso nella realtà non si vede, nemmeno all'orizzonte. Nemmeno oltre l'orizzonte. Nemmeno. Insomma, non si vede.

giovedì 10 ottobre 2013

Lea

In questi giorni sto pensando in un modo quasi morboso a Lea. Lea Garofalo (se non sapete di che parlo, andate pure qua). Mi si piazza nella testa un'emozione che non ha voce. E non capisco. Non capirò mai. Qualche giorno fa mi è capitato di rivedere qualche amico che non vedevo da troppo tempo. Eravamo all'Arco della Pace. Corso Sempione. Milano. Ho visto risate e volti distesi. Dopo che condividi certe avventure, non servono più troppe parole. Però poi per una frazione di tempo irrilevante per l'esterno, mi sono fermata a vedere la targa della via. Corso, pardon. Un rettangolo color panna. Inciso. E penso che questa via è la loro via. è il posto dove Lea e la sua anima, Denise, stavano passeggiando la sera del 24 novembre 2009. Una cosa come 4 anni fa. Fa effetto. Lea e Denise parlavano. Una con un cappotto nero e l'altra con un piumino bianco. Mamma e figlia legate da un istinto di sopravvivenza troppo crudele, da un coraggio troppo forte e da un'Italia troppo acerba. Camminavano e chissà cosa si dicevano. La loro passeggiata viene ripresa da alcune telecamere di sorveglianza. Vuoto. Le due si salutano. Vuoto. Lea muore. Vuoto. Denise è sola. Vuoto. Continuo a sorseggiare il mio Mojito pagato troppi soldi per quel che contiene. Ma rido e questo mi basta. Potrei anche spendere di più per star con loro, alla fine. Ma stavamo dicendo. Lea e Denise si sarebbero dovute incontrare non troppo tempo dopo per ripartire da Milano. Ma non si vedranno mai più. Madre e figlia seperate dalla 'ndrangheta. Una merda che schiaccia i loro sorrisi e le nostre strade. Non riesco a frenare i sussulti che ho. Devo razionalizzare, ma non riesco. Non posso pensare ad un padre che prima uccide la sua compagna e poi viaggia in macchina con la figlia, inventando scuse e intessendo finzioni. Dove siamo finiti in questi anni? Ti guardo negli occhi e non ti vedo. Vorrei vedere un uomo, ma scorgo uno straniero. E vorrei avere delle mani per accarezzare il tuo viso, ma le ho legate dietro.
In questi giorni sto pensando a Lea. Sto pensando a dove potevo essere quel 24 novembre del 2009. E sto pensando a dove sarò il prossimo 19 ottobre, quando finalmente Lea potrà essere salutata. Ma non voglio fragore. Vorrei solo che la sua piccola anima, ormai ventenne, potesse sfiorare i nostri volti e sentirsi meno sola. Vorrei solo che la sua piccola anima, ormai ventenne, baciasse sua madre sugli occhi che hanno visto tutto questo e su quella bocca che il coraggio di parlare l'ha avuto, ma non è stato accompagnato a dovere.
Vorrei dire troppe cose e non ho le parole per farlo. Vorrei essere diversa. Vorrei che il mondo o almeno Milano aprisse i suoi occhi impastati. Vorrei aprire i miei, di occhi. Vorrei abbracciare Lea. Lea.

domenica 6 ottobre 2013

Non sapevo

Vorrei essere te in questo momento solo per possedere un sospiro come un tempo infinito che non tornerà più in questa spiaggia d'inverno che chiama il mio nome che non tace e scuote le anime inquiete dei tempi bui.