mercoledì 20 settembre 2017

Asfalto

Camminerei tutta la notte tutte le notti per queste strade gialle di città
Sempre le stesse scarpe con lo stesso difetto di fabbricazione
Mi leggo tra le righe mentre vado oltre e vado avanti
Il bacino ondeggia come su un pontile in bilico
Invece sono solo io in questo piccolo centro di un mondo infinito
Che se ci guardo dentro perdo letteralmente l’equilibrio
Passo spesso per gli stessi posti, mi fanno respirare vecchie emozioni
Oppure mi parlano in lingue nuove e mi dicono cose a cui non avevo mai pensato
Mi giro di soppiatto, forse mi hanno chiamato
Non c’è nessuno in piazza e nemmeno svoltato l’angolo
Anche l’aria è ferma in attesa del mattino quando tutto riparte e ci dimentichiamo le nostre promesse
Ora, il tempo scorre più lento, si fermano le lancette e ogni minuto è potenzialmente eterno
Potrei stare così, fissa e immobile per sempre
A ipotizzare nuove soluzioni e a immaginare viaggi e rivolgimenti
Mentre con uno schizzo tratteggio il volto di persone mai viste e mai conosciute
Mi fermo su una panchina solitaria, ha appena piovuto ma l’aria è calda
L’acqua sull’asfalto riflette le finestre delle case, tutte serrate e buie
Una sola in alto rimane accesa lasciando intravedere una cucina
Mi invento possibili vite, amicizie finite e lavori appena iniziati
Una macchina fa scorrere le ruote sulle pozzanghere
Mi alzo e riprendo il walzer in questo teatro costruito apposta per me
Qualche passo per sgranchirsi le gambe e poi continua il giro senza sosta e senza meta
Fino a che l’alba non dà segni di vita





lunedì 14 agosto 2017

Sober

Mi muovevo tra le corsie con l’aria che mi accarezzava il volto. La mano fuori dal finestrino, il cielo parlava con i suoi colori, solido, screziato di rosso all'ora del tramonto. La radio suonava Lorde e avevo gli occhi lucidi. Non capivo il motivo di quelle lacrime, sul serio, non avevo motivo di piangere. Così almeno pensavo. Ci sono pochi momenti non descrivibili a parole, questo era uno di quelli. Troppi sensi coinvolti, troppi pensieri scoperti, troppi ricordi affastellati e perfetti. Era come danzare sulla strada, un movimento unico di un corpo vivo, luci tra le strade che comunicavano tra loro in una lingua silenziosa. Io ero in mezzo, parte di quel movimento, vibrante e inconsapevole, forte e invincibile. Ho pensato che a volte si scorda il proprio passato, nella quotidianità silenziosa ci si dimentica tutti i pezzi di cui siamo fatti che ci hanno in un modo o nell'altro permesso di arrivare in quel punto, così proprio in quel modo unico e raro. Camminando per le vie di Pescara ho rivisto quei capelli mossi dal vento, ho sentito il sapore del mare sulle labbra, ho mangiato lo stesso cibo e attraversato gli stessi incroci. Ho avuto un mondo in mano e non ho resistito. A volte non riusciamo a contenere tutto, ma va bene così. Ogni parte di noi è piena e scoppia. Chiudo gli occhi ed esplodo. Ed è in quel momento che sono infinito.




mercoledì 15 marzo 2017

So far from saving me

Why are you so far from saving me

Silenzioso sul suo sentiero, entra lentamente senza gridare. Cresce nel suo ventre, come una quercia secolare. Nessuno ti dice come vivere, nessuno ti dice chi essere. Una libertà fatta di piccole cose, una libertà che non è libera, ma claustrofobica. Un sussurro nell'orecchio, un intruso dietro la coda dell’occhio. Uno sguardo di sospetto entra di soppiatto in questa stanza e pervade l’aria con uno strano odore di fumo.

Moscerini impazziti, senza luce senza frutta, frugano smarriti tra la spazzatura. “Grazie dei fior” canticchia un tipo in lontananza, ma tutti son concentrati su quel corpo che balla. Smuove coscienze assopite dalla noia, con i suoi movimenti sincopati e sbiaditi.


Ci sono io tra la folla, in una bolla di astrazione. Tutto attorno suona, ma senza far rumore. Guardo un po' questo mondo, scrollo le spalle e mi volto. In un attimo tutto è finito e finto. Nessuno ma ricorderà quel momento.



martedì 21 febbraio 2017

Song e creature

Una strada asfaltata su cui batte una luce arancione
Di quelle che animano le nuvole e dipingono profili di cielo
Ci si perde con un solo sguardo
Basta un treno al tramonto e un mare lontano
Le acque riflettono una luce accecante
Il caldo si sente sulle palpebre
È il cuore che batte nel petto
In sintonia con le ore del giorno
Una colonna sonora
Accompagna paturnie e gioie
Si fluttua sui sedili
Come corpi vuoti
Idee balzano in testa
E compongono le proprie melodie
Come tessuti che danzano al vento
Il sole tocca l’orizzonte in un istante di niente
Un orologio non scandisce questo tempo

Che vale in eterno

sabato 14 gennaio 2017

Violenza

La violenza del corpo che si ribella che cerca una strada per risanare l’anomalia. Sempre più saggi e desiderosi degli altri ci siamo sentiti, come in diritto di poter dire e godere di più, perché il paesaggio è solo nostro e le emozioni che proviamo non equivalgono a quelle di nessun altro. Questo cielo così purpureo ha bisogno di un’anima che ci si immerga dentro, come in un bagno caldo. Un cuore così puro e condannato insieme, a vivere un mondo troppo grande per essere compreso, troppo pesante per essere trasportato su queste spalle esili, ma forti, abituate a sollevare l’infinito. Così ho compreso il tuo desiderio, il tuo bisogno di comunicare alla luce del giorno il tuo essere così, fatta di questa carne, senza eccezioni né falsificazioni. Forse le emozioni sono troppo grandi per essere vissute, troppo ingombranti per essere contenute. E la piazza è lì a guardaci, come col sospetto di aver capito qualcosa. Il vuoto degli spazi ampi riempie tutto attorno, abbraccia come un guanto e sussurra da lontano. Tieniti stretti i ricordi di quei giorni, alzati e balla al ritmo della tua musica suonata con abili dita. Saremo sempre lì a sentire quel ritornello e a dimenarci senza fatica.