In questi giorni sto pensando in un modo quasi morboso a Lea. Lea Garofalo (se non sapete di che parlo, andate pure qua). Mi si piazza nella testa un'emozione che non ha voce. E non capisco. Non capirò mai. Qualche giorno fa mi è capitato di rivedere qualche amico che non vedevo da troppo tempo. Eravamo all'Arco della Pace. Corso Sempione. Milano. Ho visto risate e volti distesi. Dopo che condividi certe avventure, non servono più troppe parole. Però poi per una frazione di tempo irrilevante per l'esterno, mi sono fermata a vedere la targa della via. Corso, pardon. Un rettangolo color panna. Inciso. E penso che questa via è la loro via. è il posto dove Lea e la sua anima, Denise, stavano passeggiando la sera del 24 novembre 2009. Una cosa come 4 anni fa. Fa effetto. Lea e Denise parlavano. Una con un cappotto nero e l'altra con un piumino bianco. Mamma e figlia legate da un istinto di sopravvivenza troppo crudele, da un coraggio troppo forte e da un'Italia troppo acerba. Camminavano e chissà cosa si dicevano. La loro passeggiata viene ripresa da alcune telecamere di sorveglianza. Vuoto. Le due si salutano. Vuoto. Lea muore. Vuoto. Denise è sola. Vuoto. Continuo a sorseggiare il mio Mojito pagato troppi soldi per quel che contiene. Ma rido e questo mi basta. Potrei anche spendere di più per star con loro, alla fine. Ma stavamo dicendo. Lea e Denise si sarebbero dovute incontrare non troppo tempo dopo per ripartire da Milano. Ma non si vedranno mai più. Madre e figlia seperate dalla 'ndrangheta. Una merda che schiaccia i loro sorrisi e le nostre strade. Non riesco a frenare i sussulti che ho. Devo razionalizzare, ma non riesco. Non posso pensare ad un padre che prima uccide la sua compagna e poi viaggia in macchina con la figlia, inventando scuse e intessendo finzioni. Dove siamo finiti in questi anni? Ti guardo negli occhi e non ti vedo. Vorrei vedere un uomo, ma scorgo uno straniero. E vorrei avere delle mani per accarezzare il tuo viso, ma le ho legate dietro.
In questi giorni sto pensando a Lea. Sto pensando a dove potevo essere quel 24 novembre del 2009. E sto pensando a dove sarò il prossimo 19 ottobre, quando finalmente Lea potrà essere salutata. Ma non voglio fragore. Vorrei solo che la sua piccola anima, ormai ventenne, potesse sfiorare i nostri volti e sentirsi meno sola. Vorrei solo che la sua piccola anima, ormai ventenne, baciasse sua madre sugli occhi che hanno visto tutto questo e su quella bocca che il coraggio di parlare l'ha avuto, ma non è stato accompagnato a dovere.
Vorrei dire troppe cose e non ho le parole per farlo. Vorrei essere diversa. Vorrei che il mondo o almeno Milano aprisse i suoi occhi impastati. Vorrei aprire i miei, di occhi. Vorrei abbracciare Lea. Lea.
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