Mi guardo a questo specchio, ma non
sono io, non ora. È come vedere un terzo soggetto di una vita che
non ci sarà mai, di un'esistenza che è solo nelle nostre teste
pronte ad esplodere. Come un a figura inesistente ci si rivolge a
quell'immagine che davanti a noi sorride e finge di non conoscerci.
Sai in questo momento non vorrei essere qua a guardarti senza poteri
capire, senza potermi esprimere. Quasi rido di fronte a tale
insensatezza, perché ora i limiti del giorno non reggono e si può
fare quasi tutto. Eppure ci guardiamo e non siamo umani e io ti
vedo, ma non provo. Sto pensando a come rincorrere questa immagine, a
come fare a raggiungere lo scopo che non ho. Vorrei solo poter capire
per una volta quale esito si sta evincendo all'orizzonte e, invece,
sono qua che scruto le righe dell'essere e non capisco cosa possa
succedere. Giro in bici per respirare e riprendere quella conoscenza
del normale che altrimenti si lascerebbe sfuggire. Io non voglio
essere, vorrei esistere, ma in questo lasso di tempo mi accorgo della
difficoltà di apprendere il mio limite. Vorrei poterti leggere quegli
occhi fragili. Sai in quel momento ho creduto di non esistere, in
quel momento ho creduto di essere in un tempo senza spazio, in un
tempo senza luogo, come sospeso dalle moltitudini di vite che di
solito mi circondano. Vorrei solo poter dire che ti sono debitrice,
ma non è così; non succede se non nella propria mente, quindi
continuo a respirare senza interpellare il tuo animo e il tuo spirito
e sono qua che barcollo e non riesco a spiegarmelo, ma non trovo
altra soluzione che dormire ancora in questo nuovo giorno.
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