mercoledì 25 settembre 2013

Storie di furgoni

A volte mi sembra che tu non sia mai esistito. Dico, perché, a volte non mi ricordo nemmeno che sei esistito e mi verrebbe da prendermi a schiaffi.
Ma, è così.
In questi ultimi anni non ti ho pensato spesso. Forse perché non riusciamo a pensare durante la monotonia dei giorni, delle cose da studiare, delle pagine da sfogliare.
A volte, invece, in questi ultimi tempi, mi fermo in mezzo alla stanza e mi passa un momento davanti, come una scaglia lanciata dall'aria ferma ed informe. Alla fine non ho occasioni di fermarmi davanti alla tua foto troppo a lungo. Alla fine non ho più guardato le tue foto. Alla fine mi accorgo che basterebbe condividere un attimo qualche lembo di pelle, per averti vicino al mio pianto e al mio sorriso. Vorrei chiederti cosa devo fare ora e vorrei chiederti come mi vedi, ora. Vorrei incrociare il tuo sguardo, ora. Vorrei vederti mangiare e bere. Vorrei che cucinassi per me. Vorrei che mi sorridessi. Vorrei che raccontassi una delle tue battute e vorrei pensare che a volte non fanno nemmeno ridere quelle battute, ma dette da te hanno un altro effetto. Vorrei provare quella tenerezza che mi è stata rubata quel giorno, quando ti ho immaginato e non sei più tornato. Vorrei smettere di scrivere queste stupide parole e di fare quella dai sentimenti deboli.
Ma alla fine sono qua che scrivo e ne ho bisogno, perché vorrei saltare sulla poltrona appoggiarmi sulla tua pancia e non pensare a niente, perché il futuro non esiste, c'è solo lo scorrere lento del respiro e quell'aria di mare in lontananza.

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