Lo sguardo fisso scavalca il
finestrino. Una distesa densa d'acqua che fa da pavimento ai
pensieri. Due in spiaggia prendono il sole. Si lasciano attraversare
indifferenti dagli eventi. Non ci conosciamo e non ci conosceremo
mai. Eppure io li vedo e li racconto. Non sono né troppo vicini né
troppo lontani. Il giusto pudore per le apparenze delle nostre
facciate. Sobbalza a tempo il vagone. È lercio, ma quasi
confortevole. Il giusto ambiente per far ruzzolare ricordi e bagagli.
I treni troppo puliti con tipi impettiti irrigiditi nei loro vestiti,
iti iti iti. Troppe regole tutte insieme, troppe facce scure senza
ragione. Il vetro sbatacchia con fluire dei binari. Con due cuffie
incastonate nelle orecchie il viaggio è completo. Basta azzeccare il
pezzo giusto, la corretta sequenza di note e sensazioni. Un
alternarsi tra stati umani e sonori. Vibrazioni che colpiscono gli
organi e li fanno ballare lievemente. Qualche capello scompigliato
riflette lo stato emotivo del momento. È sempre un groviglio di
linee e punti, intersezioni infinite tra idee e frenesie. Contaminati
dal mondo, girovaghiamo per i sentieri del cervelletto fino al
midollo. Gli impulsi impercettibili in secondi e millesimi
determinano lo stato e l'apparenza. Le mosse e i sorrisi, le
incazzature e i terrori. Sostanze che si scambiano, liquidi che
sgorgano. Un grande barile di piccoli ingredienti che esplode con le
dosi sbagliate. Fissati gli estremi nel contorno ci si sbizzarrisce.
Questo è il nostro contorno.
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