giovedì 13 giugno 2013

Incroci.

Lo sguardo fisso scavalca il finestrino. Una distesa densa d'acqua che fa da pavimento ai pensieri. Due in spiaggia prendono il sole. Si lasciano attraversare indifferenti dagli eventi. Non ci conosciamo e non ci conosceremo mai. Eppure io li vedo e li racconto. Non sono né troppo vicini né troppo lontani. Il giusto pudore per le apparenze delle nostre facciate. Sobbalza a tempo il vagone. È lercio, ma quasi confortevole. Il giusto ambiente per far ruzzolare ricordi e bagagli. I treni troppo puliti con tipi impettiti irrigiditi nei loro vestiti, iti iti iti. Troppe regole tutte insieme, troppe facce scure senza ragione. Il vetro sbatacchia con fluire dei binari. Con due cuffie incastonate nelle orecchie il viaggio è completo. Basta azzeccare il pezzo giusto, la corretta sequenza di note e sensazioni. Un alternarsi tra stati umani e sonori. Vibrazioni che colpiscono gli organi e li fanno ballare lievemente. Qualche capello scompigliato riflette lo stato emotivo del momento. È sempre un groviglio di linee e punti, intersezioni infinite tra idee e frenesie. Contaminati dal mondo, girovaghiamo per i sentieri del cervelletto fino al midollo. Gli impulsi impercettibili in secondi e millesimi determinano lo stato e l'apparenza. Le mosse e i sorrisi, le incazzature e i terrori. Sostanze che si scambiano, liquidi che sgorgano. Un grande barile di piccoli ingredienti che esplode con le dosi sbagliate. Fissati gli estremi nel contorno ci si sbizzarrisce. Questo è il nostro contorno.  

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