giovedì 9 ottobre 2014

Come prima

Momenti di attesa indifesa sul vagone che vaga avanti e indietro. Nel retro del mondo sepolto in questo plasmarsi di vite. Gente legge, ascolta, parla. Parallelamente la vita scorre per ognuno nel proprio verso. Torniamo a casa dividendo queste molecole che si muovono solitarie. Un monolocale, una villa, un seminterrato. Piano rialzato nel centro città, periferia acuta, zone sconosciute. Macchine, pullman, genitori e pazienti, viaggiatori e perdenti. Tutti nello stesso spazio a condividere momenti di attesa. Spesa così l'esistenza si ammoscia, ma scrosta l'apatia dal guscio. Risorge il gusto del dettaglio. Scorge il fruscio del condizionatore rotto. Apre la porta, scende, corre. Perde il treno, bestemmia, biascica qualche parola. Cede il posto, lo prende, si siede. Aspetta. Sprezzante dei pericoli, la vulnerabilità se ne va su queste scarpe conciate male. Una pubblicità indiscreta ti guarda. Giudica l'operato della giornata. Faziosità nell'aria, rimbambiti da volghi dispersi. Inerti, sugli scalini. Hanno uno sguardo curioso, quasi una morbosità assillante. Sempre di spalle, sarò sempre di spalle. Non voglio ignorarti, ma scolpire in memoria quest'immagine fioca. Fiorirà ancora, l'interesse per il prossimo. Fossimo stranieri e incensurati. Ma siamo solo schiavi inebriati. La passione sgorga, sfiora le palpebre e le parole. Attorno a questo tavolo finiremo per litigare. Grave la voce e sottile. Frange di speranza labile seguono il ritmo febbrile. Scale mobili vacillano e portano corpi appoggiati. Cimici sul manto stradale, cimici in macchina, cimici in casa.
Torneremo sui nostri passi e tutto sarà come prima. E nulla sarà come prima.

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