La tua mente è fragile, agile.
Fragranze tragiche di queste notti magiche. Respira, evira; taglia
questa paranoia che si incastra tra gli strati di 'sta testa. Fresca
l'aria fuori, attento ai clamori, non stiamo sugli allori e allora
all'ora quanto carburi? Determinati in questa città, dritta la
direzione, me la dice tutta sto gps un po' allampanato. Nato tra le
radure. Scoppia la testa, colpa di 'ste arsure. Sicuramente
trentaquattro gradi, fuori piove, sangue nelle vene che pompa. La
cassa dietro ti frastorna, fra tornado in questa cavità del mondo.
Un nodo in gola, l'ago che attraversa la pelle appena bagnata. A
penna trascrivo questi svarioni in piena notte, troppe le botte
ricevute; sembra un ring altro che paracadute. Pacate le signore sui
viali, si sono scordate delle pene dei cari. Restano stanche, solo
affossate dai drammi dei telegiornali. Te le giri le navi, le passi
in rassegna le varie cabine? I ponti con l'acqua di mare sulle
pupille, i passi a segno su questo pontile. Poni le mani sopra la
ressa, spandi nel cielo la tua richiesta, spargi inchiostro nella
tempesta, resta attaccato alla finestra. Guardo il contorno dello
spazio attorno, torno sui dettagli, abbagli, piccoli intagli su
questa superficie. Particolari nascosti, intrecci composti, composti
i nostri sguardi, tireremo avanti, abbracciamoci perché si fa tardi.
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