Ho agguantato i battiti che si
sviscerano nel tempo; più ne prendo più ne perdo. Penso che qua sia
troppo svelto il cielo che corre con le nuvole in groppa. Porta
pioggia, ma domani intravedo la svolta. Se mi armassi fino ai denti
sarei quasi uno squalo negli oceani, ma spunto tra i cespugli, con le
orecchie abbassate e le fronti sudate. Mi infilo tra i vicoli, sono
timidi, provocano brividi alterni, come enigmi mi diverto a
risolverli. Ho aperto varie porte, l'importante è trovarsi davanti
sempre nuovi orizzonti. Mi scaldo con il raggio che balza fuori dal
gruppo. Mi trucco per nascondermi e confonderti. Proverbi tra le
mani, bisbigli nelle cuffie, compresse nelle tasche. Chimicamente
determinato l'afflato e il respiro. Ricreo la stessa situazione, al
rallentatore, per vederla bene, sempre uguale. Comprendo tutto
vedendo quel volto. Gli sorrido ma è già stravolto. Ho un sorriso
nel portafoglio, me lo tengo stretto. Camminando sul marciapiede,
accanto alla strada senza regole, mi affaccio sulle varie vie e sulle
varie vite. Follie senza manuali, non abbiamo dizionari per capire i
nostri pari. Paghiamo prezzi piuttosto cari per i sicari della
monotonia. Andiamo via senza fuggire, restiamo senza partire.
Agguantiamo tra le mille pile, in comode file, il nostro fienile con
porcile e fucile. Mi prendo il giornale, mi siedo all'imbrunire e
tutto è fermo, immobile “eppur si muove”.
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