C’eravamo tanto amati e ora siamo tutti qua, a guardarci
queste pupille senza capire niente. Mi piacerebbe saper essere ciò che voglio,
riuscire a plasmare materie intatte e informi, creare dal nulla una voglia e
distruggere in un solo momento i dubbi e le paure. Siamo qui, come piccoli
punti nell'infinito, una terra che inghiotte e accoglie, cinge ed espelle.
Gracili questi corpi, su un dorso sconnesso. Non saremo mai grandi abbastanza
per essere forti, tutti d’un pezzo e poi invece li tocchi e li rompi. Ho visto
scorrere diverse possibilità, tutte allettanti e coinvolgenti. Il mio volto era
riflesso sulle porte della metropolitana che sfrecciava lungo il ventre della
città. Boccheggiando ho sorpreso una coppia accarezzarsi lievemente, un gruppo
di pre-adolescenti tornare dalla loro serata di cocktail e sgarzelline. Ho
guardato il riflesso senza sentire niente, separato da me, viveva una vita
diversa, impassibile allo scorrere del tempo e al vociare tutt'attorno. Ci
siamo ricongiunti dopo un viaggio di qualche minuto, sentendoci ancora vuoti e
incompleti, ma non per questo meno leggeri. La strada sopra le nostre teste era deserta e il
cemento rifletteva le luci dei lampioni. C’eravamo tanto amati e ora siamo tutti
qua. Sempre nello stesso posto, camminando piano, senza farci sentire.
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