Per molti, molti giorni tutti uguali.
Giornate stanche, giornate belle, giornate da custodire nella scatola
della memoria, giornate da dimenticare. Il mio metro non sarà mai il
tuo. Il nostro ci prova, ma fallisce per inerzia. Mi guardo intorno,
vedo delle foto. C'è una data sotterranea che implode e schianta le
sue ruote sull'asfalto. Nessuno o forse pochi hanno in mente. Magari
una birra con gli amici, o una cena interessante o una dormita sul
divano, una studiata senza freno.
Io tremo e ancora oggi provo e resisto
al capovolgimento. Un mondo che ruota il suo asse, cambia ragion
d'essere, sfiora il ridicolo e torna a tessere storie, ma al
contrario. Nessuno sa e ricorderà quell'ora, quelle voci, quelle
storie che cozzano l'una con l'altra e il lungo seguito di drappi
bagnati.
Un anno e più di cervelli in fuga e in
aria, di follie e sparatorie, di turbini e equilibri scarsi.
Un trampolino in caduta libera,
un'innocenza che svezzata se la viaggia e si stacca da quella sporca
mammella. Fredda la notte sotto le coperte delle teste calde. Adesso
forse sorge tenue e respinto.
Clamorose cadute e vivaci corse verso
il niente. Ci ricorderemo sempre di quei giorni, magari voltandoci e
sbraitando o solo ridendo. Fanculo, ciao.
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