venerdì 9 gennaio 2015

Liberami

Senza linfa vitale, scorre nel sangue un sapore amaro. Cambio sguardo e un anno mi sventola in faccia la sua carta. Vincente, erigersi vincente sopra uno squallido spettacolo. In un angolo crepito non capisco. Librarsi dopo tutti gli errori e gli sbattimenti senza più vincoli e ripensamenti. Colpi senza risparmiare in proiettili, tanto le armature sono fatte di latta. Ti pieghi sul suolo, solo il suono. Risate in lontananza e sorrisi sinceri. È il tempo di levare ancore da tentativi inutili di rianimare i morti. Sepolti i ricordi, raccolti insieme. Catene spezzate, un grido nell'aria. Sventola bandiera bianca nel cielo grigio della periferia.

giovedì 1 gennaio 2015

Fanculo

Per molti, molti giorni tutti uguali. Giornate stanche, giornate belle, giornate da custodire nella scatola della memoria, giornate da dimenticare. Il mio metro non sarà mai il tuo. Il nostro ci prova, ma fallisce per inerzia. Mi guardo intorno, vedo delle foto. C'è una data sotterranea che implode e schianta le sue ruote sull'asfalto. Nessuno o forse pochi hanno in mente. Magari una birra con gli amici, o una cena interessante o una dormita sul divano, una studiata senza freno.
Io tremo e ancora oggi provo e resisto al capovolgimento. Un mondo che ruota il suo asse, cambia ragion d'essere, sfiora il ridicolo e torna a tessere storie, ma al contrario. Nessuno sa e ricorderà quell'ora, quelle voci, quelle storie che cozzano l'una con l'altra e il lungo seguito di drappi bagnati.
Un anno e più di cervelli in fuga e in aria, di follie e sparatorie, di turbini e equilibri scarsi.
Un trampolino in caduta libera, un'innocenza che svezzata se la viaggia e si stacca da quella sporca mammella. Fredda la notte sotto le coperte delle teste calde. Adesso forse sorge tenue e respinto.
Clamorose cadute e vivaci corse verso il niente. Ci ricorderemo sempre di quei giorni, magari voltandoci e sbraitando o solo ridendo. Fanculo, ciao.