Stavamo correndo tra i vari quartieri
scappavamo dai soliti segugi, quelli dell'altra barricata. Avevamo i
muscoli sfaldati, ma non ti potevi fermare, non ora. Le nostre facce
erano rigate dal sudore misto a lacrime. E dire che sembriamo dei
duri, quando passiamo tra i pischelli e la gente comune. Inciampiamo,
tutti nello stesso momento. Il ferro, cazzo, il ferro. A Gabro è
caduto il ferro. Cazzo, piglialo, muoviti stronzo. Lo raccoglie e
ripartiamo, una corsa infinita verso la vita, verso i sorrisi e cieli
stellati. Noi abbracciati alla paura ogni notte, abbiamo anche
desideri umani, quando non facciamo a botte. Arriviamo al ponte, il
ponte. Ormai ci siamo a meno che non ci sgamino all'ultimo. Bella
fratè, ci siamo. Oh, respira, respira. Prendi aria e scappa una
risata, cazzo se ridiamo adesso. Anche 'sta volta è scampata regà,
ce vediamo domani. Oh, no, mò aspetti, daje che ho ancora qualcosa,
così te ne vai a letto contento. Ci guardiamo sfatti, l'assenso è
nell'aria. Bella, ma fai veloce. Tira su come gli pare, senza regole.
Oh, l'accendino? Tò, ma ridammelo stronzo. Ci immergiamo nel nostro
mondo ancora una volta prima di tornar a recitare, ancora una volta
prima di essere normali, basta un attimo. Magari è solo roba
scadente, ma è il mondo, il nostro.
Ci dividiamo alla fine, ognuno con le
proprie cuffie e con i propri gusti. Chi va verso le strade
d'America, chi rincasa malinconico con Guccini tra i capelli, chi va
a braccetto con la techno e chi esce pazzo con il Guè. Apriamo le
porte delle nostre case e ci immergiamo sotto le coperte, ma non
dormiamo, noi, non dormiamo mai.
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