Il passo lento di due occhi stanchi,
trascina un corpo, come un oggetto sfatto.
È un film in bianco e nero, senza
regole precise, né trame tessute. Siamo solamente distanti e
tocchiamo i nostri sguardi da lontano. Mille immagini si scagliano
davanti, ma si rompono in pezzi di sogni. Due gambe slanciate, scarpe
che vagano, trascinate da un incessante bisogno di movimento. Non
sanno dove vanno, scoprono nuovi spazi, scrutano altri pavimenti
piatti.
Una melodia precisa e sicura avanza. È
malinconica, come un tramonto bevuto troppo in fretta, da soli sopra
uno scoglio infinito. La testa ondeggia nell'aria della notte, un
fumo denso esce dalle bocche e danza con le nuvole bianche. Un giorno
sprecato, che cade dalle tasche del tempo, un altro tassello che
scivola tra gli scarti della noia e siamo di nuovo con la nostra
anima che viaggia in un corpo stranito. Piegati sui propri resti,
come a fondersi in un respiro unico, una massa di piccoli desideri
galleggia tra volti addormentati. Sorrisi che custodiscono pietre
grezze e taglienti, ingoiate a piccoli pezzi, senza troppi sforzi.
Così un pianeta ruota attorno a se stesso, con altre briciole di
polveri che sfidano il buio. Ruota senza pietà e cerca il suo
equilibrio. Saremo punti in lontananza senza legami stretti da
abbracci infiniti, piccoli nei su braccia in perenne movimento.
sabato 16 febbraio 2013
giovedì 14 febbraio 2013
Altre città.
Forse siamo nati solo per guardarci da
lontano. Senza aggrapparci alle pareti abbiamo raggiunto il punto più
alto. Da qui guardiamo lo spettacolo del mondo e cerchiamo di
ingoiare ogni piccolo gesto, ogni palazzo, ogni luce traballante. Da
quassù vediamo le vostre anime che si incrociano e si scambiano due
chiacchiere. C'è un tram che silenzioso si insinua tra le vostre
vite e spezza il ritmo sincero del vostro vivere. Scorre senza pietà
nel traffico di punta. Tu sei dentro e leggi un libro. Tu sei dentro
e guardi il vuoto. Tu sei dentro e ti accarezzi il viso. Il
finestrino riflette i vostri sguardi tesi. Aspettate il suo
strisciare via per passare ad altre sponde, verso altri lidi, verso
altre strade.
Ci guardiamo per un attimo, ma non ci conosceremo mai. Questo è il mistero della città. Incroci mille esistenze, senza incrociarne nessuna. Hai mille esperienza senza averne nessuna.
Ci guardiamo per un attimo, ma non ci conosceremo mai. Questo è il mistero della città. Incroci mille esistenze, senza incrociarne nessuna. Hai mille esperienza senza averne nessuna.
giovedì 7 febbraio 2013
Ricordo.
Abbiamo costruito tutto. La nostra vita
ha quattro lettere in fila. Consonante vcale consonante vocale. È
immensamente finto, prendi le lettere scuotile. I miei più bei
ricordi non sono che finzioni. Immagino l'esistenza come una trafila
infinita di dolore e gioia, ma non c'è, non esiste. Il tempo è
tutto nell'orologio che scorre preciso. Senza un quadrante gli attimi
si calpestano e scorrono come gli pare. Non c'è prima o dopo, non
c'è ora, non c'è domani. L'unica certezza è quello che sto facendo
in questo istante, ma ora è già passato ed è inghiottito nello
scorrere delle vene silenziose. Ho un'infanzia immaginaria, un amico
inesistente, un cervello che inganna e sto qui a vagare tra le
strade. Le ho già viste, ma mai come sono. Ti ho già visto, ma non
come sei.
domenica 3 febbraio 2013
Botte.
C'è chi si aggrappa mentre di noi
resterà la polvere.
Stavamo correndo tra i vari quartieri
scappavamo dai soliti segugi, quelli dell'altra barricata. Avevamo i
muscoli sfaldati, ma non ti potevi fermare, non ora. Le nostre facce
erano rigate dal sudore misto a lacrime. E dire che sembriamo dei
duri, quando passiamo tra i pischelli e la gente comune. Inciampiamo,
tutti nello stesso momento. Il ferro, cazzo, il ferro. A Gabro è
caduto il ferro. Cazzo, piglialo, muoviti stronzo. Lo raccoglie e
ripartiamo, una corsa infinita verso la vita, verso i sorrisi e cieli
stellati. Noi abbracciati alla paura ogni notte, abbiamo anche
desideri umani, quando non facciamo a botte. Arriviamo al ponte, il
ponte. Ormai ci siamo a meno che non ci sgamino all'ultimo. Bella
fratè, ci siamo. Oh, respira, respira. Prendi aria e scappa una
risata, cazzo se ridiamo adesso. Anche 'sta volta è scampata regà,
ce vediamo domani. Oh, no, mò aspetti, daje che ho ancora qualcosa,
così te ne vai a letto contento. Ci guardiamo sfatti, l'assenso è
nell'aria. Bella, ma fai veloce. Tira su come gli pare, senza regole.
Oh, l'accendino? Tò, ma ridammelo stronzo. Ci immergiamo nel nostro
mondo ancora una volta prima di tornar a recitare, ancora una volta
prima di essere normali, basta un attimo. Magari è solo roba
scadente, ma è il mondo, il nostro.
Ci dividiamo alla fine, ognuno con le
proprie cuffie e con i propri gusti. Chi va verso le strade
d'America, chi rincasa malinconico con Guccini tra i capelli, chi va
a braccetto con la techno e chi esce pazzo con il Guè. Apriamo le
porte delle nostre case e ci immergiamo sotto le coperte, ma non
dormiamo, noi, non dormiamo mai.
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