Camminerei tutta la notte tutte le notti per queste strade
gialle di città
Sempre le stesse scarpe con lo stesso difetto di
fabbricazione
Mi leggo tra le righe mentre vado oltre e vado avanti
Il bacino ondeggia come su un pontile in bilico
Invece sono solo io in questo piccolo centro di un mondo
infinito
Che se ci guardo dentro perdo letteralmente l’equilibrio
Passo spesso per gli stessi posti, mi fanno respirare
vecchie emozioni
Oppure mi parlano in lingue nuove e mi dicono cose a cui non
avevo mai pensato
Mi giro di soppiatto, forse mi hanno chiamato
Non c’è nessuno in piazza e nemmeno svoltato l’angolo
Anche l’aria è ferma in attesa del mattino quando tutto
riparte e ci dimentichiamo le nostre promesse
Ora, il tempo scorre più lento, si fermano le lancette e
ogni minuto è potenzialmente eterno
Potrei stare così, fissa e immobile per sempre
A ipotizzare nuove soluzioni e a immaginare viaggi e
rivolgimenti
Mentre con uno schizzo tratteggio il volto di persone mai
viste e mai conosciute
Mi fermo su una panchina solitaria, ha appena piovuto ma
l’aria è calda
L’acqua sull’asfalto riflette le finestre delle case, tutte
serrate e buie
Una sola in alto rimane accesa lasciando intravedere una cucina
Mi invento possibili vite, amicizie finite e lavori appena
iniziati
Una macchina fa scorrere le ruote sulle pozzanghere
Mi alzo e riprendo il walzer in questo teatro costruito
apposta per me
Qualche passo per sgranchirsi le gambe e poi continua il giro
senza sosta e senza meta
Fino a che l’alba non dà segni di vita