Mi muovevo tra le corsie con l’aria che mi accarezzava il
volto. La mano fuori dal finestrino, il cielo parlava con i suoi colori, solido,
screziato di rosso all'ora del tramonto. La radio suonava Lorde e avevo gli
occhi lucidi. Non capivo il motivo di quelle lacrime, sul serio, non avevo
motivo di piangere. Così almeno pensavo. Ci sono pochi momenti non descrivibili
a parole, questo era uno di quelli. Troppi sensi coinvolti, troppi pensieri
scoperti, troppi ricordi affastellati e perfetti. Era come danzare sulla
strada, un movimento unico di un corpo vivo, luci tra le strade che
comunicavano tra loro in una lingua silenziosa. Io ero in mezzo, parte di quel
movimento, vibrante e inconsapevole, forte e invincibile. Ho pensato che a
volte si scorda il proprio passato, nella quotidianità silenziosa ci si
dimentica tutti i pezzi di cui siamo fatti che ci hanno in un modo o nell'altro
permesso di arrivare in quel punto, così proprio in quel modo unico e raro.
Camminando per le vie di Pescara ho rivisto quei capelli mossi dal vento, ho
sentito il sapore del mare sulle labbra, ho mangiato lo stesso cibo e
attraversato gli stessi incroci. Ho avuto un mondo in mano e non ho resistito.
A volte non riusciamo a contenere tutto, ma va bene così. Ogni parte di noi è
piena e scoppia. Chiudo gli occhi ed esplodo. Ed è in quel momento che sono
infinito.
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