Immagini e persone, riverberi di
ricordi in fondo alle giornate. Viaggi e traumi, come dopo una guerra
combattuta senza esclusione di colpi. Codardi in fila indiana,
prendiamo la nostra razione di felicità sottovuoto. Ho ammirato,
osservato e gioito, cerco l'instancabile soffio dei respiri di chi
lotta. Non trovo niente, solo gocce di un liquore amaro. Distillati i
nostri sogni, restano immobili.
Ingordi con il pane degli altri, certe
menti raffinate sanno saziarsi di sguardi. Le mie fette di
responsabilità restano ancora in mano di terzi e mi faccio vittima
del mio stesso agire.
Arginare fiumi in piena, con piccole
pietre. Una dopo l'altra in fila. Un mucchio di niente.
Scorze di persone che si tolgono dal
marciapiede, come polvere sui mobili. Un panno e via tutto, per
tornare da capo a ricostruire la memoria.
Camminare senza meta alcuna, giusto per
sgranchirsi e gambe, ferme e gonfie.
Prendere pullman e metropolitane. Farsi
scarrozzare da un punto all'altro della città. Vedere volti e
sentire odori. Conoscere sguardi e umori. Tutto in superficie, tutto
senza fine.
Torniamo stanchi, senza grandi
programmi.
Spegniamo i cervelli e siamo contenti.